Nel momento in cui si decide l’applicazione di nuove norme, 2 sono, in estrema sintesi, gli aspetti da tenere in considerazione: la possibilità di effettuare controlli efficaci, in modo da disincentivare il non rispetto, e, laddove si sia certificata la violazione, la presenza di sanzioni severe. Questi, probabilmente, sono i 2 limiti dell’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni varato ieri dal Consiglio dei Ministri. Parliamo, in definitiva, di un panorama di circa 2,3 ML di persone: a tanto, infatti, ammontano i cittadini residenti in Italia oltre quella soglia di età che non hanno ancora fatto ricorso a neanche 1 dose. Al di là delle oggettive difficoltà nell’effettuare i controlli (si parla soprattutto di coloro che non hanno un lavoro e/o sono pensionati: chi lavora, infatti, deve esibire il super green-pass), lascia perplessi l’entità della sanzione amministrativa per coloro che non rispettano l’obbligo. Parliamo di € 100 laddove fossero individuati: difficile che tale cifra possa costituire un effettivo deterrente e consigli di far ricorso al vaccino.
Tralasciano la “notizia del giorno” e guardando alle vicende finanziarie, la giornata di ieri suona come un ulteriore evidente campanello di allarme. La “divaricazione” tra il mercato USA e quello Europeo diventa sempre più evidente.
A fronte di un andamento ancora una volta positivo (il nostro indice MIB, per esempio, nelle prime 3 giornate dell’anno è sempre stato in crescita, tornando sopra i 28.000 punti, un livello che non vedeva dal 2008), abbiamo assistito ad una giornata nera per Wall Street.
A scatenare le vendite (il Nasdaq ha chiuso a – 3,12%, il Dow Jones – 1,07%) è stata “l’apertura” dei verbali della riunione della Federal Reserve del 14-15 dicembre scorso, quella in cui Powell ha inaugurato la “stagione del rigore”. L’aver avuto la conferma che la Banca Centrale vive con estrema preoccupazione la fase attuale, con un livello di inflazione mai così alto negli ultimi 40 anni, ha trasmesso agli investitori la consapevolezza che “si fa sul serio”. Le minute della FED fanno intravedere la possibilità di un’ulteriore accelerazione per quanto riguarda il rialzo dei tassi (la riduzione degli acquisti di bond è stata abbondantemente digerita dal mercato). Il movimento che si è registrato ieri, infatti, è il risultato dell’andamento dei future sulle variazioni dei tassi USA: circa l’80% degli operatori pensa che già a marzo si possa vedere la mano della FED, e quindi assistere ad una stretta più aggressiva di quanto si pensasse. Secondo diversi membri del Comitato Direttivo della Fed, “l’outlook del mercato del lavoro, dell’andamento dell’economia e dell’inflazione giustificano un aumento dei tassi più veloce del previsto”. Ecco, quindi, che il settore più esposto al rialzo, vale a dire il listino tecnologico, ieri ha “pagato pegno”, toccando ieri il picco di vendite giornaliero maggiore degli ultimi 10 anni. La settimana prossima ci sarà la solita audizione periodica del Presidente FED Jerome Powell al Congresso: è probabile che sino a quel giorno continueremo a vedere mercati “ballerini”, anche se non è escluso che qualche segnale di una ritrovata stabilità non possano esserci già nei prossimi giorni (domani dovrebbe esserci un comunicato delle FED di S. Francisco).
In un contesto simile, non stupisce l’andamento dei mercati asiatici: il Nikkei ha chiuso a – 2,88%, mentre Shanghai ha limitato i danni ad un – 0,27%. Di segno opposto Hong Kong, che, con un colpo di coda finale, si porta a + 0,72%, grazie al balzo dei titoli tech (Alibaba + 4%). Stupiscono in positivo alcuni dati macro cinesi, superiori alle attese degli analisti.
Avvio difficile per le borse europee, con tutti gli indici in discesa di circa l’1,80%.
“tengono” il Petrolio (WTI a $ 77,61, – 0,42%) e il gas naturale ($ 3,87, – 0,42%).
Cade invece l’oro, che torna sotto i $ 1.800.
Futures USA ancora negativi, seppur marginalmente ed in recupero rispetto ai primi prezzi della mattinata.
Spread a 135 bp, per un rendimento del BTP sempre vicino all’1,20%. Grande successo ieri dell’asta dei BTP a 30 anni: a fronte di un’offerta di € 7MD, il Tesoro ha ricevuto richieste per oltre € 55MD, cosa che ha permesso di ottenere un tasso inferiore alle previsioni (2,16%).
Treasury all’1,71%, massimo dalla primavera scorsa.
€/$ a 1,13.
Profondo rosso per il bitcoin, in caduta di oltre l’8% rispetto ai prezzi di ieri: questa mattina lo troviamo a $ 43.000 circa.
Ps: alla fine Novak Djokovic è dovuto tornare a casa. La vicenda, peraltro, ha avuto un risvolto quasi paradossale. A uscirne peggio, infatti, non è stato tanto il campione serbo (non dimentichiamo che parliamo del n. 1 al mondo), come la logica avrebbe voluto, ma il Governo australiano. Il trattamento riservato a Djokovic è stato simile a quello di un delinquente qualsiasi (rinchiuso per tutta la notte in un salottino dell’aeroporto di Melbourne al suo arrivo, senza un cellulare e “guardato a vista”), con il Governo centrale del Paese “down under” e quello dello Stato Federale di Victoria (che ha competenza sulla manifestazione) alle prese con conflitti di competenza….
Ps2: doverosa oggi una “coda” al Ps quotidiano: compie infatti oggi 85 anni Paolo Conte. Con lui i “pomeriggi” sono sempre azzurri.